L'amore ai tempi del coronavirus
Etciù!
Lo starnuto di Gianni risuonò sonoro
nell'appartamento.
Meno male che sono ancora in casa,
pensò Gianni, non ho fatto a tempo a proteggermi col gomito, fossi
stato in strada avrei scatenato un fuggi fuggi generale.
Si infilò il giubbotto, cappello e
sciarpa a mo' di mascherina e scese in strada.
Le strade erano deserte, pochi
viandanti, poche automobili, l'aria era tersa, il cielo sgombro di
nuvole e il sole perfino troppo caldo in questo febbraio anomalo.
Di positivo c'era che con così poche
auto l'aria era sicuramente più respirabile.
In giornate così sembrava impossibile
ammalarsi, i suoi pensieri andarono a pescare nei ricordi
dell'infanzia, quando era a letto con la febbre e magari fuori era
brutto, pioveva, faceva freddo, sembrava quasi una logica conseguenza
essere a letto ammalati.
In una giornata di sole no, non ci si
può ammalare, non si può stare a letto febbricitanti in una
giornata di sole.
Eppure in questo strano febbraio, di
questo maledetto anno bisestile erano in tanti a dover stare a casa
col sole, oltre a quelli malati, anche quelli costretti in via
precauzionale, e quelli volontariamente reclusi per sfuggire alle
proprie paranoie.
Aveva deciso di fare quattro passi a
piedi per andare da Marta, la sua ragazza, erano insieme da sei mesi,
non sapeva ancora dire se erano fatti l'uno per l'altra, fisicamente
le piaceva molto, il suo sorriso era irresistibile, altrettanto
irresistibili i suoi sbalzi d'umore.
D'altronde nella sua esperienza di
quarantenne, donne prive di sbalzi d'umore non ne aveva conosciute, e
facendo un po' di autocritica anche lui stesso aveva un carattere un
po' fumino.
Di Marta le piaceva il carattere:
solare, allegra, piena d'iniziative, e soprattutto dotata di “sense
of humor”, nelle giornate di luna buona si facevano scorpacciate di
risate insieme.
Così perso nei suoi pensieri era
giunto nei pressi del suo appartamento e per continuare la sua uscita
salutista salì a piedi i tre piani per giungere da Marta.
Dlin, dlon!
La porta si apre e Gianni fa per
entrare, poi si blocca e strabuzza gli occhi.
- Ma... mi accogli con la mascherina?
- Shhhhh! Mettila anche tu.
- Ma...
- Obbedisci!
- Veramente... sono venuto perché... insomma non dobbiamo far l'amore?
- Lo so.
- Con la mascherina?
- Beh, non ti ricordi quando avevo il mal di gola, lo facevamo senza baciarci.
- Si, però...
- Cosa fai?
- Visto che non posso baciarti ti tocco.
- Pazzo, prima usa l'amuchina.
- E va bene, disinfettiamoci le mani. Adesso posso toccarti?
- Sarebbe meglio di no, dovremmo stare almeno ad un metro di distanza.
- Noooo!
- Senti ho pensato ad una cosa bellissima, un'esperienza diversa, ascolta tu ti metti sul divano ed io sulla poltrona e poi cominciamo a spogliarci.
- Non mi entusiasma molto.
- Dai, pensa agli adolescenti che si fanno la videochiamata con lo smartphone, noi invece siamo vicini.
- Ma io non sono un adolescente!
- Per una volta torniamo bambini, su!
- Non mi ispira.
- Dai, se proprio vogliamo esagerare guardiamo anche un film porno.
Gianni perde la pazienza, si toglie la
mascherina la butta via e si avvia verso la porta.
- Facciamo così, ci rivediamo tra un mesetto quando questa psicosi sarà passata.
- Ti prego non andare via, magari...
- Magari?
- Posso concederti una pecorina.
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